un secolo di vita del credito valtellinese 1908-2008

un secolo di vita del credito valtellinese 1908-2008

Autore: monteforte franco

Disponibilità: Non disponibile

€ 25,00 IVA Incl.

Edizioni del Credito Valtellinese, Sondrio, 2008, pp. 377.
Copertina rigida con sovracopertina

Le storie d’impresa raccontano anche la storia di un territorio. Un esempio interessante ce lo offre il volume di Franco Monteforte, Un secolo di vita del Credito Valtellinese 1908-2008 (Sondrio, 2009), realizzato in occasione delle celebrazioni per il centenario del Credito Valtellinese.
Il libro ripercorre in dodici capitoli i momenti e le vicende della banca, dedicando una particolare attenzione alle figure più rappresentative e al radicamento nel tessuto economico e sociale della provincia di Sondrio, che per oltre settanta anni ne è stata il teatro d’azione.
Da area posta a sud dei Grigioni la Valtellina  cominciò a gravitare nel nord della Lombardia nel XIX secolo (incorporazione nella Repubblica Cisalpina, 1797; provincia del Lombardo Veneto, 1815; annessione all’Italia, 1860). Dalla metà dell’Ottocento al secondo dopoguerra l’area cercò di inserirsi nell’economia  lombarda e, tramite questa, nel più ampio contesto dell’economia nazionale. Per farlo dovette rimuovere numerosi ostacoli allo sviluppo, quali l’indebitamento dei contadini, il frazionamento della proprietà fondiaria, lo scarso sviluppo zootecnico e l’assenza di una borghesia commerciale.
La Banca Piccolo Credito Valtellinese (così si chiamò in origine), fin dalla sua fondazione nel 1908, fu il collettore dei risparmi e il motore di sviluppo di un’area alpina inizialmente depressa, con un’economia di tipo silvo-agro-pastorale e dove imperava il credito a usura. L’istituto bancario, rispettoso dei principi della cooperazione e delle finalità solidaristiche enunciate nello statuto sociale, nacque con l’obiettivo di eliminare l’usura e “democratizzare” il credito, per raccogliere il piccolo risparmio e incanalarlo nel sostegno dell’economia locale. La raccolta dei risparmi si fondò sulle rimesse degli emigrati e sul risparmio rurale.
La presenza della banca, oltre a stimolare il risparmio, servì a diffondere la cultura imprenditoriale ed educò alla conduzione razionale delle aziende, in uno stretto legame tra etica, religione ed economia. Sorsero così frutteti, aziende zootecniche, centrali idroelettriche, alberghi (turismo termale e sanatoriale), fabbriche (filande e cotonifici), strade e collegamenti ferroviari. Anche l’industria edilizia si mise in moto. Le stazioni e i ponti ferroviari, i piloni degli elettrodotti, le centrali idroelettriche, gli alberghi, le fabbriche e le strade trasformarono il paesaggio.  Negli anni Sessanta, sull’onda dello sviluppo economico, la banca cominciò a operare in una dimensione regionale. Negli anni Ottanta era diventato un Gruppo di rilievo con una capillare presenza nel territorio lombardo, toscano e laziale. Dalla fine degli anni Novanta il progressivo allargamento del suo perimetro si realizzò in Sicilia attraverso l’aggregazione di istituti di credito dalle forti radici locali. L’obiettivo di fondo sotteso a queste e ad altre acquisizioni fu la trasformazione del gruppo in un network bancario presente sul mercato europeo.
L’opera, dunque, nel ricostruire la storia dell’azienda fornisce uno spaccato del mondo e della comunità provinciale, ne mette in rilievo i forti legami con il movimento cattolico e l’intensa partecipazione dei suoi maggiori esponenti nella vita politica e amministrativa della provincia. Con una narrazione che si salda con la cultura e la storia del territorio di riferimento.

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