La medaglia d'oro Padre Reginaldo Giuliani, soldato di Cristo e della Patria

La medaglia d'oro Padre Reginaldo Giuliani, soldato di Cristo e della Patria

Autore: Ibertis E.

Disponibilità: Non disponibile

€ 15,00 IVA Incl.

Società editrice internazionale, Torino 1960, pp. 331.
Brossura.
In ottime condizioni.

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Padre Giuliani entra così "di diritto nel pantheon dei caduti della rivoluzione fascista", come scrive Angelo Del Boca, ottenendo immediata notorietà su scala nazionale, e la dedica a suo nome di innumerevoli strade, piazze, scuole, lapidi e biografie. Il palazzo de «La Gazzetta del Popolo» a Torino ospitò per tre settimane (agosto-settembre 1936) la mostra dei cimeli di Giuliani, raccogliendo pubblicazioni, autografi e fotografie, ma anche effetti personali e reliquie (il portafoglio, una manciata di terra presa sul luogo della morte e soprattutto la scimitarra che avrebbe abbattuto il domenicano, ancora sporca del suo sangue). Il successo dell'iniziativa indusse i confratelli domenicani a trasformare l'esposizione in un piccolo museo permanente, con sede nella chiesa di Santa Maria delle Rose, eretta al principio degli anni trenta in corso Stupinigi (l’attuale corso Unione Sovietica) per volontà dello stesso Giuliani.[1]
La notorietà della figura di Giuliani spinse vari editori a dedicargli libri e pubblicazioni (nel solo 1936: Fede ed eroismo di Olga Ginesi, Eroe crociato di Lorenzo Tealdy, Padre Giuliani, ardito di Carlo Gennero, Il cappellano degli arditi e delle camicie nere di Arrigo Pozzi). L'opera teatrale Il cappellano delle fiamme nere di Carlo Trabucco venne rappresentata nelle parrocchie e nei dopolavoro fascisti.[1] Nel 1937 fu pubblicato a Torino, postumo, il libro di memorie Croce e spada che raccoglie lettere ed articoli giornalistici scritti durante la guerra in Etiopia.
La figura del sacerdote-soldato divenne presto uno dei numi tutelari delle nuove imprese belliche dell'impero fascista (guerra di Spagna, occupazione dell’Albania, lotta permanente contro i partigiani etiopici). Mussolini ricevette a Roma padre Martin Gillet, maestro generale dei predicatori, parlandogli «amorevolmente» dell’«eroica fine del grande cappellano»; a Firenze, i domenicani accolsero in piazza San Marco i militari di rientro dall'Etiopia con un grande ritratto di padre Giuliani con la scritta “Nel nome di Cristo e di Roma, perenne eroe crociato”.[1] Giuliani viene citato nel canto dei legionari: "Sui morti che lasciammo a Passo Uarieu la croce di Giuliani sfolgorò".

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